- Daniela è proprio innamorata della sua terra!! o
- ...ecche p...e :-) sempre co sta Sicilia, sto sole, sti sapori....ciuri ciuri!! :-) :-)
Se volete vedere le altre degustazioni ecco i link
:-) Per chi non ne capisse nulla di calcoli e di proporzioni, voglio dire che "a ruota ri sasizza" ossia ruota di salsiccia è uno dei simboli culinari della nostra Sicilia, come lo è l'amatriciana per la città di Roma, soprattutto della nostra zona del palerminano. Non c'è scampagnata che si rispetti in cui "un s'arrusti a sasizza" e "cu finocchio 'ngranatu" (semi di finocchio) :-) E' proprio il classico dei classici, nella più classiche delle scampagnate sicule non devono mancare mai:
Ecco, questi sono i classici del nostro barbecue o per dirla alla siciliana, i classici "ru luci" (fare u luci significa, preparare il barbecue :-))
Ovviamente, non vi sto a dire che la nostra salsiccia è sicuramente diversa da quella che si trova al di là dell'isola, la nostra è una salsiccia particolare, fatta tutta di carne di maiale (almeno, la salsiccia fatta bene ;-)) in una giusta proporzione tra: carne-grasso-sale-pepe e semi di finocchio.
Ovviamente si può cucinare anche a casa, ma nulla a che vedere con la salsiccia fatta alla brace ;-)
Adesso ci sono anche quelle condite: alla pizzaiola, ai funghi, al limone, ma per me la più buona rimane quella classica ;-)
"Foto tratta dal sito internet www.cilibertoribera.it"
Quanti ricordi in questa parola "u strattu" che sicuramente, ai tanti, non dice e non evoca nulla.
U' stratto non è altro che un concentrato di pomodoro, ma in Sicilia è ben più, qui da noi, "no strattu", c'è tutta una cultura di vita, la gioia dei colori, dei profumi, dei sapori e del calore del sole. Ricordo quando mia zia Ninfa, ci portava in campagna "a Traveisa" per fare "u strattu", lei, con il suo bel cappello di paglia da diva, quei vestiti dalla scollatura generosa e la sua abbronzatura "ri strattu" :-). Pulivamo i pomodori, li passavamo e mettevamo la polpa ad asciugare al sole di luglio "ne maiddi", delle tavole in legno appositamente costruite. Ogni tanto rigiravamo con un cucchiaio e poi la sera lo entravamo dentro per evitare che l'umidità della notte lo rovinasse, così come si faceva per seccare il pomodoro. Per noi era come un rito, un momento solenne.
Oggi, lo si fa sempre, ma sempre più raramente e chi lo fa lo vende a poso d'oro.
Vi aggiungo in questo post fatto qualche settimana fa, le foto ru strattu ri me zia Maria :-)
La "strattara" però è mia cugina Giusy :-) che ormai è abituata a farmi da modella :-)